La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Passeggiando dopo il 14 dicembre.

Temperature glaciali avvolgono questa Bologna in tale giornata pienamente invernale.
Dopo intensa attività di lavoro tipico ed atipico quotidiano decidi di rientrare tra quelle mura che accoglieranno il tuo sonno solitario,attraversando vie secondarie, vie dormienti, vie illuminate dalla voce del silenzio notturno.
Freddo.
Tanto freddo evade dal pozzo dell'oblio per purificare l'aria inquinata dal potere.
Provo a congelare anche la mia mente.

Ti trovi sul ponte San Donato e pensi quanti santi in questo Paese? Quante vie, strade, piazze e paesi son dedicate ai santi?

Ecco che lentamente, sì con quella lentezza propria del risveglio della natura dopo un lungo dormir invernale, notare, osservare, ammirare un treno che conduce via lontano per qualche meta indefinita i pensieri vaganti dentro delle semplici, vecchie e sporche lamiere.

Pensi.

Pensi al 14 dicembre. 

A come la volontà popolare non abbia rappresentanza.

A come quei dittatori festeggiano ,cantando l'inno nazionale, i tre disgustosi voti per sostenere la loro legittimità di governare.

Ma governare chi? 
Certamente non l'interesse pubblico e collettivo.
No. 
Loro governano solo pochi e definiti interessi.

Pensi all'esplosione di piazza.

Ai ragazzi feriti, alle forze dell'ordine che prima dicono che in occasione di ordine pubblico non ricorrono ad agenti in borghese, e poi smentiscono e viceversa.

Pensi alla realtà che meglio di ogni cosa smaschera i giochi di potere e di repressione, gli agenti provocatori.

Ma pensi anche  che nel precedente del G8 di Genova, si era parlato di "agenti provocatori" inflitrati fra i black bloc. Ma in nessuna inchiesta sugli incidenti sono emersi particolari in merito.

Pensi a chi è stato arrestato per aver lottato in piazza, pensi e ripensi al sistema.

Freddo, tanto freddo scorre per le mie vene.

Superato il ponte San Donato che divide il centro città dalla periferia, porta e fuori porta, dentro e fuori, ricco e povero, padrone e proletario, silenzio e repressione, ecco che apprendi da un sms che il Senato ha approvato in via definitiva, con 162 voti a favore, un voto contrario e 97 astenuti, il decreto sulla sicurezza che contiene, tra l'altro, la norma definita dei 'sindaci sceriffi' in una versione edulcorata rispetto alla formulazione iniziale.

Ma qualcosa è mutato da quel 14 dicembre.

I giorni che verranno non saranno più i soliti giorni di assorbimento passivo delle nefandezze sistemiche della politica italiana.

Qualcosa è mutato.

Questo qualcosa si chiama risveglio della coscienza critica e di classe.

E pensi   alla Notte Stellata sul Rodano  di van Gogh, pensi alle sue parole
“Un cielo stellato,ad esempio. Questa è una cosa che mi piacerebbe provare a fare. […]. Ma come posso farlo se non a casa mia, con la mia immaginazione?”

Voglio immaginare di ritornar tra le mura silenziose per ascoltare l'urlo della rivoluzione, quella rivoluzione culturale che ribalterà l'esistente. Voglio immaginare di abbracciare in questa notte l'amore rivoluzionario e toccare le stelle stilizzate nella notte sul Rodano dipinta dal sogno di una vita sospirata,  ora desiderata, domani vissuta.

Marco Barone

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