C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Dall'arresto preventivo alla pena di morte europea. Quale futuro?

"Voglio fare un appello: genitori, dite ai vostri figli di stare a casa. Quelle manifestazioni sono frequentate da potenziali assassini. Vanno evitate".
 Questa l'ennesima sentenza di Gasparri.
Prova a gettar benzina sul fuoco ardente.
Mero provocatore.
Per la giornata del 22 dicembre è quindi previsto nuovo grande, libero e spontaneo corteo di protesta.
Di norma dopo eventi critici come quello del 14 dicembre le manifestazioni che seguono tali conflitti sono estremizzate da due questioni: violenza di Stato o sorrisi di rabbia.
La violenza di Stato è data dalle provocazioni organizzate ad hoc per colpire ed affondare il dissenso, tramite accurata strategia della tensione,  per irrigidire totalmente le misure di sicurezza , applicare piena repressione, annientare ogni diritto di manifestare.
I sorrisi di rabbia sono quelle esternazioni collettive che controllano il proprio stato emozionale sfogandolo anche satiricamente con sorrisi di rabbia appunto. Neanche una pietrolina minuscola gettata contro i palazzi del potere, nulla.
Solo cortei, che possono essere silenziosi o rumorosi, ma pericolosi in ogni caso per il potere.
Credo che la giornata del 22 dicembre probabilmente sarà caratterizzata da grandi eventi simbolici, forse anche colorati, ma con grandi sorrisi di rabbia.
Sì, sorrisi di rabbia contro il sistema.
Ciò almeno fino a quando non si verificherà la vera unione nella lotta di piazza.
Gli studenti non possono e non devono essere lasciati da soli.
Dove sono i 540.000 lavoratori licenziati in pochi mesi?
Dove sono gli operai cassaintegrati?
Dove sono i lavoratori della scuola, i precari della scuola?
E l'elenco può essere lungo, il punto è che questi giorni sono determinanti per lo sviluppo del conflitto, e le pause natalizie possono e rischiano di allontanare l'attenzione dalla situazione in essere.
Sciopero generale.
Ma senza pregare la CGIL, la CGIL se voleva veramente fare lo sciopero generale doveva farlo prima.
La CGIL così come i grandi sindacati se volevano veramente adottare politica conflittuale avrebbero attuato altre pratiche anche dialettiche di ben altro tenore.
Lo sciopero generale certo si prepara con tempo, con cura, con passione, ma che non sia però uno sciopero generale che cada in campagna elettorale perchè ciò vorrebbe semplicemente dire speculare sul disagio generazionale e giovanile oggi presente e vivo e nello stesso tempo conferire poca forza e credibilità allo sciopero stesso già limitato nella sua esplicazione degli effetti naturale che lo connotano da parte della legislazione esistente.

Arresti preventivi, DASPO per le manifestazioni di piazza, denunce per eversione all'ordine democratico e costituzionale come aggravante per nella sostanza accelerare l'iter di determinati processi, misure cautelari inflitte a compagni di lotta dopo mesi e mesi dal verificarsi dell'eventuale evento passibile di procedimento penale, censura, oscuramenti, controllo dei media cosa altro aggiungere?
La pena di morte.
Si avete capito bene. Il  trattato di Lisbona che modifica il trattato sull'Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007 tramite uno specifico protocollo  relativo all'articolo 6, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea sull'adesione dell'Unione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali richiama l'esistenza della pena di morte nell'Unione Europea, quindi anche in Italia, dove da poco tempo è stata definitivamente abrogata.

L'accordo relativo all'adesione dell'Unione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali  previsto dall'articolo 6, paragrafo 2 del trattato sull'Unione europea deve garantire che siano preservate le caratteristiche specifiche dell'Unione e del diritto dell'Unione, in particolare per quanto riguarda:
a) le modalità specifiche dell'eventuale partecipazione dell'Unione agli organi di controllo della convenzione europea,
b) i meccanismi necessari per garantire che i procedimenti avviati da Stati non membri e le singole domande siano
indirizzate correttamente, a seconda dei casi, agli Stati membri e/o all'Unione.
Ecco l'articolo della Convenzione Europea  che dovrebbe  salvaguardare i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali che prevede invece la pena di morte.

Articolo 1 – Obbligo di rispettare i diritti dell'uomo

Le Alte Parti Contraenti riconoscono ad ogni persona soggetta alla loro giurisdizione i diritti e le libertà definiti al titolo primo della presente Convenzione.

Titolo I – Diritti e libertà

Articolo 2 – Diritto alla vita

1. Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nei casi in cui il delitto sia punito dalla legge con tale pena.

2. La morte non è considerata inflitta in violazione di questo articolo quando derivasse da un ricorso alla forza reso assolutamente necessario:

a. per assicurare la difesa di qualsiasi persona dalla violenza illegale;

b. per effettuare un regolare arresto o per impedire l'evasione di una persona legalmente detenuta;


c. per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o una insurrezione.
 
Sembra strano che i provocatori, governanti il sistema Italia non l'abbiano ancora invocata.
Quale futuro in questo paese c.d. democratico?
Quale futuro in questa Europa c.d. democratica?
Quale?

Marco Barone

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