C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Goodbye democracy



Breve premessa.
Suggerisco la lettura di questa mia riflessione ascoltando summer 78 tratto dal film goodbye Lenin al quale mi sono ispirato per la stesura dei pensieri che seguiranno.


Goodbye Democracy.

Leggera bora soffia sul molo Audace di Trieste.

E' profonda notte tra il Bacino di San Giorgio ed il Bacino di San Giusto del Porto

Vecchio.

Notte ove emerge l'immensità del golfo triestino , il docile suono dell'acqua di mare di confine, le strade tortuose carsiche che congiungono l'affascinante Opicina alle luci blu sogno che incorniciano Piazza dell'Unità.

Il tutto racchiuso in un pugno elevato al cielo.

Riflessi di vita sullo specchio d'acqua salata sovrastano la mente umana ora schiaffeggiata nell'assopimento dell'individualismo bieco.

Goodbye democracy.

In questa strana notte, osservo in lontananza, la statua della democrazia annegare sulla linea di confine, ove reti metalliche dividono storie di vita e sofferenze identitarie.

Acqua di mare di confine vaporizzata nella falsità dell'ipocrisa teatrale sistemica,

cade giù lentamente,dal cielo notturno, per gridare alla cecità umana che Trst è di

tutti, è del popolo.

Il popolo.

Cosa mai è popolo. L'Italia ha un popolo?

Goodbye democracy.

Ecco invocare il popolo .

Gianfranco Fini.

Le sue parole scorrono nella mia mente come i titoli di coda di un vecchio e triste

film d'epoca. Era la prima Repubblica.

Ricatti, corruzione, potere.

E'la seconda Repubblica.

Sempre il solito maledetto potere.

Potere.

Sento la voce del non mio fratello massone chiamato nella Milano borghese "Berlusca" dire che il meglio del popolo Italiano in questo momento è rappresentato dall'esercito di guerra, in missione di guerra nelle terre afgane...


Ma odo anche le parole della donna manovrata dal potere nel potere.

La sig.ra Emma.

Salutata nel summit padronale dal leader della CGIL e Bersani in modo affettuoso, guancia con guancia.

Peggio del bacio di Giuda.

Padroni che negano l'esistenza della precarietà, che dicono che in Italia rispetto ad altri paesi made UE, solo il 6% di contratti di lavoro sono flessibili. Pochi. Bisogna flessibilizzare di più, ancora.

Ecco la crisi creata dal sistema per destabilizzare il presente,l'esistente, forgiare nuove regole annientando le tutele dei lavoratori incrementando il profitto.

La scuola Marchionne è conseguenza di ciò.

Non più padroni e sfruttati.

Ma datori di lavoro, padri di famiglia, e servi.

Mai servi.

Mai servi.

Goodbye democracy.

La bora soffia.

La bora carpisce la rabbia.

La bora è rossa.

Democrazia autoritaria, repressiva.

Democrazia di regime.

Dittatura democratica.

Non più democrazia.

Goodbye democracy.

Occupate le strade dai sogni per conquistare la democrazia socialista.

Occupate le strade "disoccupate dai sogni" per rivendicare la libertà di essere.

Prospettiva, divenire dunque democrazia con il popolo, nel popolo, per il popolo, stretta nell'amor rivoluzionario.

Solo allora dirò benvenuta democrazia.

Marco Barone

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