Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il semaforo


Rosso, verde, giallo. Tre colori riconosciuti in via convenzionale in tutto il mondo ove viviamo, ma non le modalità per esempio di come può essere utilizzato il giallo.
In alcuni paesi anticipa il verde in altri il rosso.
Tre colori che nel corso del tempo sono divenuti determinanti per la regolazione dello "scorrere" della civiltà dai primi del 1900 in poi.
Ecco fermi al rosso, una marea umana, persone con le borse, chi fuma, chi legge il giornale, chi parla al telefono, chi guarda in basso, chi guarda scorrere le varie auto e moto che scorrono innanzi al proprio sguardo.
Ecco il verde...via tutti di corsa per raggiungere in poco tempo l'altro capo della strada.
Il Verde è come l'amo le persone sono i pesci. Il pescatore è il sistema.
Siamo dei pesci racchiusi in una grande ampolla di vetro.

Che mondo...
Marco Barone

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