C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

Immagine
    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Milano, i Rom e il ritorno alle Leggi Razziali


A Milano, in zona Giambellino, si è verificata nella giornata di ieri una serie di azioni poliziesche contro famiglie Rom romene, che sono state sgomberate dalle loro baracche di legno e cartone, denunciate per occupazione di terreno - pubblico o privato - e costrette ad allontanarsi senza una meta né mezzi di sopravvivenza.


Alcune delle famiglie sgomberate si trovano a Milano da alcuni anni e si sono rifugiate nel capoluogo lombardo per sfuggire condizioni di emarginazione, violenza e precarietà in Romania. Le baracche da cui la forza pubblica le ha costrette ad allontanarsi erano state costruite in luoghi fuori mano, quale minima forma di protezione dagli effetti del gelo e dal rischio di aggressioni razziste, avvenute con notevole frequenza al Giambellino.




Una settimana prima delle azioni di pubblica sicurezza anti-Rom, alcuni intolleranti avevano scritto parole razziste, con bombolette spray, nei pressi degli insediamenti al Giambellino. Contemporaneamente, avevano appeso locandine minacciose, su cui campeggiava sinistra e offensiva l'intimazione: "Zingari di merda, via dalla Padania!". Tre giorni prima dello sgombero, il giovane Angel, 21 anni, era stato fermato mentre chiedeva l'elemosina da due uomini in divisa, condotto in un luogo appartato - a ridosso dei binari ferroviari presso la stazione San Cristoforo - e percosso.


Le famiglie evacuate, composte da molti bambini, donne e malati, si sono fermate più volte all'interno di giardini pubblici o su panchine, ma pattuglie di pubblica sicurezza con l'incarico di allontanare i Rom dal Giambelino le hanno sempre indotte a rimettersi in marcia, senza "bivaccare" in alcun luogo. Dopo alcune ore gli attivisti per i Diritti Umani hanno perso le tracce di numerose famiglie, mentre hanno offerto assistenza a malati e bambini che si sono sentiti male a causa della bassa temperatura, organizzando il trasferimento in Romania e in Francia per le famiglie che in quegli Stati potevano contare sull'aiuto, almeno temporaneo, di parenti o amici.




La situazione, tuttavia, restava tragica per decine di sgomberati, cui le Istituzioni e le autorità non hanno offerto alcuna assistenza sociale né possibilità di riparo contro i rigori invernali. Alcuni cittadini milanesi, vedendo le famiglie costrette a una drammatica marcia verso il nulla, le apostrofavano con epiteti razzisti. Altri, più tolleranti, chiedevano agli attivisti: "Adesso dove andranno, con il freddo che fa? Possibile che il comune non abbia previsto un aiuto o un posto caldo dove accoglierli, in attesa di trovare una soluzione umanitaria?".


Purtroppo, a causa di una stretta censura attuata dai media, gli italiani non si rendono conto di quello che accade alle famiglie Rom sgomberate. Le operazioni, che negli ultimi anni hanno colpito in Italia decine di migliaia di Rom, seguono sempre la stessa disumana procedura e in genere avvengono alle prime luci dell'alba, quando la gente dorme, proprio per evitare che testimoni assistano (magari documentandolo) al tragico spettacolo degli sgomberi.


Da alcuni anni il Gruppo EveryOne informa le principali Istituzioni europee (Parlamento europeo, Consiglio d'Europa, Corte europea dei Diritti Umani) e l'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani sugli innumerevoli abusi che le autorità italiane commettono contro famiglie Rom, famiglie le cui uniche colpa sono la povertà e l'appartenenza a un'etnia discriminata. Sono abusi continui e gravi, che avvengono quotidianamente nelle strade, nei campi "regolari" o "abusivi", sui media, nelle corti di giustizia, nelle carceri.


Abusi che hanno trasformato i Rom nel "nemico pubblico numero uno" e che si susseguono al ritmo martellante e spietato di una vera persecuzione etnica. Ci si chiede se il silenzio dell'Unione europea e del mondo non sia colpevole come le violazioni dei diritti del popolo Rom e la memoria torna agli anni delle Leggi Razziali, quando in troppi erano convinti che le responsabilità delle azioni istituzionali contro ebrei, Rom, omosessuali, testimoni di Geova, stranieri e minoranze sgradite ai nazisti fossero completamente a carico della Germania.


Ci auguriamo che la Storia illumini le coscienze di chi ha l'autorità per vigilare sulla democrazia e sulla civiltà dei Diritti Umani. Altrimenti, mentre i nostri fratelli Rom soffrono e muoiono nell'indifferenza, la "nuova civiltà" cui ci vantiamo di appartenere e che rinnega gli anni dell'odio, affonderà lentamente - ancora una volta - nel fango della disumanità e della vergogna.


Nelle foto di Steed Gamero: una mamma con il suo piccolo, rimasti in mezzo alla strada dopo l'azione poliziesca;
http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2010/1/30_Milano%2C_i_Rom_e_il_ritorno_alle_Leggi_Razziali.html

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot