Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Può essere trasferito il giudice che è solito non far parlare gli avvocati in aula

Può essere trasferito dal foro dove esercita il magistrato che "sistematicamente" bolla i ricorsi presentati dagli avvocati come inammissibili o improcedibili senza dar loro neppure l'opportunità di difendersi e di parlare in aula, invitandoli sbrigativamente, cioè, "a rassegnare le conclusioni".

Lo hanno stabilito le Sezioni unite civili della Cassazione che, con la sentenza n. 20730 del 28 settembre 2009, hanno confermato il trasferimento dal Tribunale di Ancona di un giudice che, fra le altre cose, era stato oggetto di decine di esposti da parte degli avvocati perché "non aveva consentito ai difensori di effettuare alcuna attività ai sensi degli articoli 183 e 184 c.p.c." e li aveva sempre invitati "a rassegnare le conclusioni per poi dichiarare inammissibile o improcedibile il ricorso".

Debora Alberici cassazione net

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