Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ndrangheta: sequestrati beni nel Vibonese, tra cui imprese per lavori sull'A3

Beni per un valore di 60 milioni di euro, riconducibili al clan Mancuso di Limbadi (Vv), sono stati sequestrati questa mattina dalla Dia di Catanzaro.
Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Vibo Valentia (Ufficio per le Misure di Prevenzione) ha interessato 7 aziende, 193 unità immobiliari (tra appezzamenti di terreno, appartamenti ed altri fabbricati), 113 veicoli, numerosi conto correnti, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. I beni erano nella disponibilità di Giuseppe Prestanicola, 57 anni, di Soriano Calabro (Vv), imprenditore di riferimento dei Mancuso.
In particolare, il provvedimento cautelare ha interessato, le imprese: «Calcestruzzi f.lli Prestanicola srl», con sede a Soriano Calabro (VV); «Calcestruzzi San Domenico srl», con sede a Soriano Calabro (VV); «Precave s.r.l.», con sede a Pizzo (VV); la ditta individuale «Prestanicola Giuseppe», con sede a Soriano Calabro (VV); la ditta individuale «Prestanicola Domenico», con sede a Soriano Calabro (VV); la ditta individuale «Prestanicola Maria Catena», con sede a Gerocarne (VV); la ditta individuale Prestanicola Calcestruzzi di Prestanicola Santino, con sede a Soriano Calabro (VV).
Prestanicola, attualmente detenuto, era stato arrestato nello scorso febbraio, a conclusione di un’indagine, coordinata dalla D.D.A. di Catanzaro, con l’accusa, tra l'altro, di aver favorito i Mancuso nell’acquisizione di appalti concernenti la realizzazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.
La presenza fra le imprese aggiudicatarie, riconducibili a Prestanicola tra le ditte impegnate nella realizzazione dei lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto compreso tra la provincia rdi Reggio e quella vibonese, era stata oggetto di un’altra indagine della magistratura reggina, nell’ambito dell’inchiesta denominata «Arca», dalla quale l'imprenditore era però uscito indenne.
Le indagini della Dia hanno ricostruito gli assetti societari delle imprese del gruppo Prestanicola. Gli inquirenti, in particolare hanno documentato la sproporzione tra il patrimonio dell’uomo, le attività svolte ufficialmente ed i redditi dichiarati. Il decreto eseguito stamane scaturisce dalla proposta di applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale e di sequestro del patrimonio formulata dal Direttore della Dia nei confronti di Prestanicola. Il Presidente dell’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Vibo Valentia ha nominato un amministratore giudiziario per la gestione corrente delle aziende sottoposte a sequestro.
dal quotidiano della calabria

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