C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Bologna: Due Agosto: Corteo della memoria fino a Piazza dell'Unità ·

Due Agosto: Corteo della memoria fino a Piazza dell'Unità
da: http://www.ecn.org//antifa/article/2740/blogna-due-agosto-corteo-della-memoria-fino-a-piazza-dellunit

Pubblichiamo il comunicato dell'iniziativa che promuoviamo per il Due Agosto insieme ad altri singoli, reti e spazi sociali cittadini.

NOI SAPPIAMO. NOI NON DIMENTICHIAMO

«Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere). 

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. 

Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. 

Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.»

Così incominciava il “Romanzo delle stragi” di Pasolini (1975). Ma in anni recenti, anche e soprattutto negli appelli alla verità fatti dai palchi e dagli scranni istituzionali, assistiamo al tentativo di trasformare la memoria delle stragi in una commedia, dove vengono messi in scena personaggi improbabili e continui depistaggi. Non potendo tutto negare, le dichiarazioni di rappresentanti di governo, così come i tanti libri recenti scritti da postfascisti e le cicliche rivelazioni giornalistiche al soldo del regime, tendono ad accreditare una verità dimezzata: furono alcune “menti bacate” neofasciste a promuovere la “strategia della tensione” e la violenza stragista degli anni Settanta.

Ma noi sappiamo qual è il loro gioco: nascondere e far dimenticare i mandanti e la finalità delle stragi, la loro genesi nelle istituzioni opache dello Stato italiano, dimostrata in tanti processi. Dalla strage di piazza Fontana del 1969 fino a quella di Bologna del 1980, l’Italia ha sperimentato infatti una lunga “strategia delle stragi” condotta da uomini degli apparati dello Stato e da neofascisti da essi personalmente organizzati, indirizzati, finanziati e protetti. Quelle bombe contribuirono a reprimere il movimento operaio e studentesco: il loro scopo era quello di spaventare, di manipolare l’opinione pubblica, di promuovere con la violenza un “ritorno all’ordine”. E quei crimini sono effettivamente serviti per costruire un mondo più ingiusto, ipocrita e violento. Oggi è importante ricordare che lo stragismo fu di Stato. Non solo contro tutti i tentativi di depistaggio e di revisionismo, ma soprattutto perché la memoria diffusa è l’unico antidoto contro la possibilità che certi eventi possano ripetersi.

Per questo, in occasione dell’anniversario della strage di stato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, vogliamo ribadire, con Pasolini, che noi sappiamo e non dimentichiamo. Vogliamo ribadirlo soprattutto oggi che la repressione della diversità, delle lotte sociali, dei desideri di liberazione, dei diritti delle persone si fa sempre più violenta. E non intendiamo essere complici di chi, ancora una volta, utilizzerà l’anniversario di una strage per sdoganare il proprio criminale revisionismo e negare le complicità con il fascismo di ieri e di oggi.

Invitiamo le donne e gli uomini che considerano la memoria e l’antifascismo valori etici irrinunciabili a lasciare, dopo il suono della sirena alle 10.25, il piazzale della stazione e proseguire con noi nel “corteo della memoria” verso piazza dell’Unità.

Antifasciste e antifascisti
(riunite e riuniti in assemblea il 27 luglio)

http://assembleantifascistabologna.noblogs.org/post/2009/07/29/due-agosto-corteo-della-memoria-fino-a-piazza-dell-unit



Considerazioni in vista 29° anniversario della strage
Due Agosto: lo Stato depista ancora...
Pubblichiamo un articolo inviato alla redazione da Giorgio, un nostro lettore. "Qualsiasi cosa va bene, anche la più incredibile, pur di far dimenticare che i mandanti stavano verosimilmente ai piani alti dello Stato. Che la 'strategia della tensione' fu pianificata da apparati istituzionali contro le lotte operaie e studentesche".
29 luglio 2009

4 - strage 2 agosto 1980 stazione di bologna Oggi pare aprirsi una nuova epoca del revisionismo storico di regime. Un tempo si prendeva un dettaglio secondario e lo si ingrandiva e gonfiava fino a fargli occupare tutta la scena. In anni recenti si sta passando invece a una fase immaginifica fondata sulla moltiplicazione visionaria, sulla dietrologia onirica e sull’equiparazione conciliatrice di assassini e vittime. Così, l’anarchico Giuseppe Pinelli, ucciso all’interno della Questura di Milano tre giorni dopo la strage di piazza Fontana, è diventato quest’anno “la diciassettesima vittima della strage”. Oplà!

Anzi, nel macchinoso volume Il segreto di Piazza Fontana, Paolo Cucchiarelli ha sostenuto che per la strage di piazza Fontana erano necessarie due bombe: una anarchica e una fascista, poste nello stesso luogo, una sopra l’altra. Basta sovrapporre la realtà accertata (la bomba fascista collocata da Ordine Nuovo) e l’irrealtà fantasiosa (l’immaginaria bomba anarchica) per rendere pienamente manipolabile – o quantomeno sempre più evanescente – la verità storica. Né va dimenticato che la mirabile casa editrice del libro, Ponte alle Grazie, già si era distinta per i falsi scoop su Togliatti allegro sterminatore di alpini italiani in Russia...

È una tecnica manipolatoria che da qualche anno si esercita con grande fervore anche sulla strage del 2 agosto 1980. Prima è stata la volta della famigerata, fumosissima “pista palestinese”: o un’azione di rappresaglia per l’arresto in Italia di tal Abu Saleh, oppure un incidente durante il trasporto di una grossa quantità di esplosivo.
Peccato che le due ipotesi siano solo bugie con le gambe cortissime: Abu Saleh non fu rilasciato il 14 agosto 1980, ma due anni dopo; e l’esplosivo T4 – un esplosivo militare – non può esplodere senza innesco e nessuno lo trasporterebbe innescato se non per farlo esplodere.

Così, in mancanza di meglio, quest’anno è tornato di moda Carlos “lo sciacallo”. Si sa: un epiteto ben scelto può fare miracoli. Basti pensare a “faccia da pugile” che è stato riconosciuto come lo stupratore della Garbatella, ma non lo era. E “lo sciacallo” viene esibito nei giornali come “il più feroce terrorista di tutti i tempi” o “il più famoso e sanguinario terrorista del mondo” a fronte dei poveri “innocenti” Mambro e Fioravanti, quando invece le vittime del primo sono qualche decina e quelle della coppia neofascista sono nell’ordine delle centinaia (la loro è una lunga carriera da assassini e stragisti già
prima del 2 agosto 1980).

Secondo Carlos – nemico degli Stati Uniti e di Israele nonché bugiardo incorreggibile – la strage di Bologna sarebbe stata fatta dai servizi segreti statunitensi e israeliani per addossarla ai palestinesi e rompere quei margini di tolleranza di cui godevano in Italia. Un piano così abile ed efficace che in quegli anni nessuno pensò di addossare la strage ai palestinesi... Comunque sia, si tratterebbe di una smentita della “pista palestinese”, fermamente sostenuta da Cossiga, Alemanno, Enzo Raisi & C. Quest’anno, per il consueto depistaggio agostano, i postfascisti al governo si dovranno accontentare di una generica “pista internazionale”. Così adesso c’è un gran fervore di magistrati intorno a queste presunte “rivelazioni” e alle carte provenienti da Germania Est, Ungheria, Grecia, ex Cecoslovacchia...

Come in un romanzo di quart’ordine, pare insomma che il 2 agosto 1980 la stazione di Bologna brulicasse di spie, terroristi, trafficanti d’armi e tipacci d’ogni risma.

Anzitutto c’era Thomas Kram che dormì nella notte fra l’1 e il 2 agosto all’Hotel Centrale di Bologna, si registrò con il proprio nome e cognome, ed era un personaggio conosciuto e controllato dalla polizia italiana. Pare fosse esperto nella falsificazione di documenti e non di esplosivi (come scrivono caparbiamente i giornali ogni anno). E apparteneva a certe “Cellule rivoluzionarie” e non al gruppo del sopracitato Carlos. Ma non andiamo troppo per il sottile.

Poi pare ci fosse un’altra terrorista, tal Christa-Margot Frohlich che “sarebbe stata vista”, forse, all’Hotel Jolly di Bologna l’1 agosto 1980. Ovviamente la preziosa testimonianza vien fuori adesso: il tempo è galantuomo.

Poi c’erano palestinesi, agenti della CIA e del Mossad, “sciacalli” vari. Basta moltiplicare gli enti senza il minimo indizio e senza alcuna logica, e la storia diventa un balletto dove tutto è possibile: è il revisionismo della moltiplicazione immaginifica. Di fatto, qualsiasi cosa va bene, anche la più incredibile, pur di far dimenticare che i mandanti stavano verosimilmente ai piani alti dello Stato. Che la “strategia della tensione” fu pianificata da apparati istituzionali contro le lotte operaie e studentesche. Che le bombe nelle piazze le mettono i fascisti, ma le pagano i padroni.

Dimenticare la storia vuol dire subirla di nuovo. Non c’è memoria senza la ricerca di un mondo più giusto!

Giorgio

http://www.zic.it/zic/articles/art_5094.html

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