C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Abruzzo. come volete che si stia qui.. ma lo sappiamo solo noi


da: Indymedia Abruzzo

La gente mi chiede come sto. Come volete che stia? DI MERDA. Stiamo tutti di merda, 70.000 persone stanno di merda. Senza casa, senza la città, senza tessuto sociale, senza gli uffici. Molti di noi non rientreranno nella loro casa se non tra molti anni (me compresa), molti di noi non ci rientreranno più, perché la casa la hanno già perduta, o perché gliela stanno per abbattere. Tutti non rivedremo la città ricostruita prima di 7/8 anni, almeno. Le persone anziane rischiano di non rivederla mai più.

(Tra parentesi: non viene neanche data comunicazione ai proprietari che le case vengono abbattute, ci si aspetta che siano loro ad informarsi.

Che so, una cosa tipo: “scusi, che per caso state per abbattermi la casa? ah no? allora che faccio, ripasso tra qualche giorno e magari me lo dite?“)

E intanto che facciamo? Chi può lavora, lavora 100 volte più di prima, lavora in condizioni disastrate e disperate. Anche perché tutti gli aspazi agibili in città sono stati occupati dalla Protezione Civile, obbligando altri operatori cruciali per la ripresa della città, come l’Università ad esempio, ad andare altrove. Una Protezione Civile che, con le parole del rettore Di Orio «ha una visione dell’occupazione degli spazi inquietante», parole su cui non posso essere più d’accordo (http://www.corriereuniv.it/2009/06/laquila-il-rettore-chiede-spazie-attacca-bertolaso-pigliatutto/, o anche http://www.campus.rieti.it/jw/news/attualita/644-laquila-di-orio-attacco-frontale-a-bertolaso-linquietante-occupazione-di-spazir.html).

Non tutti però riescono a lavorare, neanche in condizioni disastrate. E’ il caso dei dipendenti della Transcom, 360 persone poste in mobilità. La direzione generale spiega di non essere più in grado di pagare gli stipendi perché non più competitiva anche a causa del terremoto del 6 aprile, che ha reso inagibile la sua sede.

E’ il caso dei dipendenti della Technolabs - uno dei più importanti Centri di Ricerca e Sviluppo del centro-sud Italia a capitale esclusivamente italiano – 100 (su 160) dei quali hanno solo la prospettiva di 13 settimane di cassa integrazione a partire dall’inizio di agosto.

A fronte di questa drammatica situazione, qual è la risposta del governo per rilanciare l’economia? Ad esempio quella di richiedere ai residenti del 49 comuni del “cratere”, a partire da gennaio 2010, la restituzione dell’IRPEF non versata a seguito del terremoto, da effettuarsi al 100% in 24 rate. Per darvi un parametro di confronto, nei paesi colpiti dal terremoto dell’Umbria, l’Irpef non venne versata per 24 mesi, e viene restituita ADESSO, dopo dieci anni e più, al 40% e in 120 rate (situazione analoga si verificò per gli alluvionati in Piemonte).

Cosa passa invece dai mezzi di comunicazione “istituzionali”? Passa la voce di un Presidente del Consiglio che grida al miracolo per la costruzione di alloggi per circa 13.000 persone, quando allo stato attuale solo il 54% delle abitazioni fuori del centro storico è agibile. Se la stessa percentuale fosse valida anche per il centro storico i conti sono presto fatti: circa 35.000 sfollati (tralasciamo poi l’incresciosa situazione del centro storico di cui posso dare testimonianza diretta: del nostro futuro a tutt’oggi non sappiamo nulla, nulla di nulla al di là di poche parole del premier: «nel centro storico il tempo sarà contato non in mesi ma in anni»).

E basta. Questo è il suo miracolo. E ad agosto il premier vuole prendere casa all’Aquila per seguire i lavori di queste casette perché, parole sue, «l’occhio del padrone, come si dice, sappiamo cosa produce..» (padrone? Padrone? siamo noi i padroni della nostra città, caro premier).

Racconto queste cose, fuori dal “cratere” e la gente sembra non credermi. Abbiamo tutti la sensazione di essere stati abbandonati.

Ma anche qui, tranne in rare eccezioni, le informazioni sulla situazione dei terremotati continuano ad essere condivise solo dai terremotati stessi. E così continuiamo a parlarci addosso.E il resto d’Italia continua a non sapere niente.

E voi, che pensate di fare? Continuare a guardarci come poveri animali allo zoo, che forse stanno anche diventando un po’ noiosi a fare e dire sempre le stesse cose da tre mesi? Bè, temo proprio che la noia continuerà per qualche anno …

Laura Tarantino
Università dell’Aquila

Commenti

  1. No, non sarò mai annoiata ma semmai assetata dal sapere e sperare che le cose vadano meglio. Più che leggere ed informare... a noi sembra rimanere ben poco da fare.
    Buona giornata Laura :)

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  2. Il "piano casa" per il capoluogo abruzzese è una farsa ai limiti della decenza.
    Le abitazioni non bastano per tutte le tredicimila famiglie sfollate, delle quali troveranno una sistemazione solo quattromila. L'amministrazione comunale, per evitare spargimenti di sangue, ha dovuto quindi stilare una graduatoria d'ingresso.

    Una sorta di "CLASSIFICA DEI TERREMOTATI". Per ogni parente vittima del sisma guadagni 5 punti, se hai un figlio minorenne ne pigli 4, due se hai in famiglia un over 85, 1.5 per ogni componente lavoratore e/o iscritto all'Università.
    Perchè a questo punto non fare un reality con tanto di televoto?!

    C'è da dire che almeno l'Aquila ha beneficiato di passerelle mediatiche (come il G8) che, più o meno, hanno aiutato almeno in parte a "sistemare" il centro città. La stessa cosa non si può certo dire per paesi come Castelnuovo (articolo completo), dove il 95% delle abitazioni sono da abbattere e la città è ancora totalmente invasa dalle macerie come fosse ancora il 6 Aprile.

    E la vergogna ancora più grande è che chi (l'opposizione, ndr) dovrebbe denunciare queste cose fino allo sfinimento, senza perdere una sola occasione, invece non dice nulla. Nulla.

    http://fabiopari.blogspot.com/

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